La formazione che non forma: il ritorno all’essenza
- Mag 30, 2025
- By Hermes Consulting
- In Benessere e Felicità, Engagement, Leadership e Saggezza
Daniela Oliboni, CEO Hermes Consulting e Lucia Grazi, Managing Partner Hermes Consulting
Dalle competenze alla consapevolezza, dalla prestazione alla presenza: una nuova idea di formazione trasformativa prende forma. Non plasma, non modella, non adatta. Riconosce, risveglia, restituisce senso. E forse, per la prima volta, libera davvero.
Viviamo in un tempo in cui tutto va aggiornato costantemente: tecnologie, ruoli, linguaggi. La formazione professionale è diventata parola d’ordine, ma anche parola che stanca. Si parla di upskilling, reskilling, futuro del lavoro. Eppure, cresce silenziosamente una nuova esigenza: essere prima di fare, sentire prima di sapere, ritrovarsi prima di reinventarsi.
Una nuova idea di formazione aziendale sta emergendo. Non si accontenta più di trasmettere competenze, ma punta a trasformare: a riportare le persone a contatto con ciò che sono, prima ancora di ciò che sanno fare.
Mai come oggi si parla di competenze da aggiornare. Nuove classifiche ci indicano quali skill spariranno e quali saranno indispensabili.
Il rischio? Che il concetto di reskilling, pensato per accompagnare il cambiamento, diventi una fonte di ansia collettiva.
Secondo il 57° Rapporto Censis, oltre il 60% degli italiani, e il 65% dei giovani, prova una profonda insicurezza di fronte ai cambiamenti inattesi del lavoro e della società. In questo scenario, la formazione trasformativa diventa ancora più necessaria.
Ritornare all’essenza dell’essere umano
La risposta non viene solo dal futuro, ma dalle nostre radici. Lavorare sull’essenza dell’essere umano – consapevolezza di sé, qualità delle relazioni, presenza autentica – significa fare della formazione trasformativa un alleato per abitare la complessità.
Dalla tecnica alla solidità interiore
Le competenze tecniche si apprendono, la solidità interiore si coltiva. La formazione trasformativa riconnette le persone alla propria integrità: motivazione, visione, coerenza. Sono queste le fondamenta invisibili del comportamento.
Un manager può apprendere tecniche di leadership inclusiva, ma se dentro di sé crede ancora che “controllare tutto” sia necessario per sentirsi sicuro, quella competenza resterà sterile.
La centralità del corpo e delle emozioni
C’è un altro ritorno in atto: il corpo sta tornando protagonista. Le emozioni non sono ostacoli, ma bussola per la trasformazione.
Secondo l’Osservatorio HR Innovation Practice del Politecnico di Milano, solo una minoranza di aziende italiane include pratiche di benessere psico-emotivo nei percorsi di sviluppo manageriale. Dove questo accade, aumenta significativamente l’engagement aziendale.
Quando la formazione trasformativa apre a corpo, emozioni, respiro, si apprende con ogni fibra dell’essere.
Una grammatica nuova: apprendere con ogni fibra dell’essere
Tutto parte da una scelta radicale: mettere al centro l’essere umano nella sua interezza. Non solo il ruolo. Non solo la performance. Ma la persona.
Formare non è più solo trasferire contenuti: è generare coscienza. È creare spazi dove corpo, emozioni e mente siano alleati in un apprendimento autentico.
Conclusione
I giovani lo chiedono, anche in silenzio. Chi ha più esperienza, lo desidera con parole diverse. La formazione trasformativa non serve il sistema, lo rigenera. Non plasma, risveglia. Non impone, accompagna.
Una nuova grammatica dell’apprendimento sta emergendo: fatta di cura, ascolto, narrazione, autenticità. Un apprendimento che accompagna ogni persona nel suo percorso con significato e verità.
Leggi l’articolo pubblicato in Harvard Business Review – Mondo Formazione:
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