• Facciamo coaching

    Facciamo coaching! Ecco perché

    Chi siamo?

    È una domanda difficile, lo è per tutti, e anche noi ogni tanto ci raccogliamo insieme, ce lo chiediamo, e ci diamo delle risposte rinnovando e ricondividendo la nostra visione, la nostra mission e i nostri obiettivi.

    Lo abbiamo fatto proprio questo mese, per iniziare il nuovo anno con il piede giusto.

    Facciamo tante cose ma c’è un comune denominatore tra tutte: vogliamo essere catalizzatori delle trasformazioni culturali.

    All’interno dei sistemi, amplifichiamo il contributo delle persone generiamo connessioni per il risultato comune.

    Coaching: perché per noi il bene comune è il futuro del mondo.

    Lo facciamo in tanti modi.

    Uno di questi è il coaching.

    Perché?

    il coaching supporta le persone nel loro sviluppo professionale, orientandole a definire e perseguire un proprio percorso di crescita e miglioramento in accordo con il proprio ruolo e gli obiettivi aziendali.

     Il coaching, seppur risulti un intervento individuale, permette all’intera Azienda di sviluppare al massimo la propria competitività, innalzando le business performance delle sue risorse più preziose: le persone.

    Un percorso di coaching può supportare le persone a:

    1. ·   definire e diffondere nuove visioni e strategie in azienda;
    2. ·     essere focalizzati verso i risultati;
    3. ·     guidare le strutture verso il cambiamento;
    4. ·     evolvere nel proprio ruolo;
    5. ·     prendere decisioni complesse e impegnative;
    6. ·     gestire in modo funzionale eventuali criticità gestionali, organizzative e relazionali;
    7. ·     motivare gli altri verso i risultati;
    8. ·     costruire reti/rapporti di collaborazione

    Ognuno di noi ricerca equilibrio dentro di sé, nel contesto in cui vive e in quello in cui lavora. Equilibrio vuol dire sentirsi adeguati in situazioni complesse, essere efficaci nel perseguire risultati e vivere in armonia con gli altri.

    L’equilibrio che l’individuo trasferisce nel proprio contesto è lo specchio di un equilibrio interiore.

    Per queste ragioni Hermes basa la propria attività di Coaching su tre capisaldi:

    1. ·     la ricerca dell’armonia tra il pensare, il sentire e il volere, che porta la persona a decidere responsabilmente di cambiare e “come” cambiare
    2. ·     la ricerca di consapevolezza di sé che è la base della scelta e della costruzione di nuove azioni
    3. ·   il principio ispirativo del business etico e consapevole, che orienta verso risultati rivolti al benessere collettivo.

    IN CONCLUSIONE

    Si dice che un bravo chef sappia cucinare piatti d’eccellenza anche quando deve vuotare la dispensa e non ha che poche cose da poter utilizzare. Anche se gli ingredienti sono pochi sa come mescolarli insieme per creare qualche piatto unico. Invece chi lo chef non lo sa fare si lamenta di non avere gli ingredienti giusti per realizzare qualcosa di davvero buono.

    Insomma è chiaro che la differenza non la fanno davvero gli ingredienti, la fa la persona che li utilizza e il suo modo di valorizzarli.

    Il coaching utilizza una visione sistemica proprio per permettere alla persona di vedere se stessa nel modo più ampio possibile

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  • PENSARE AL NOI

    Benessere e inclusione: pensare al noi è il sentire necessario per un mondo sostenibile

    Nel contesto geo-politico e socio-culturale odierno assistiamo a problematiche sempre più evidenti e a crisi globali di estrema drammaticità, dalle guerre ancora in atto, al collasso climatico, all’evidenziazione delle disuguaglianze, alla discriminazione razziale.

    Situazioni che impediscono lo sviluppo di benessere e inclusione.

    Per sviluppare benessere e inclusione dobbiamo cambiare pelle, cambiare modo di guardare, partecipare attivamente alla rinascita del nostro paese, e l’unico modo per farlo è pensare al “NOI”.

    Secondo il sociologo ed economista inglese John Elkington lo sviluppo sostenibile è prodotto di P (People, Project, Planet).

    Però è solo partendo dalle persone e dalle loro potenzialità che possiamo impattare le altre dimensioni. Siamo noi il motore dell’innovazione, con le nostre passioni, la nostra energia e i nostri ideali.

    Uno sviluppo sostenibile deve coinvolgere tutta la società intesa come ecosistema. Nelle aziende deve toccare la cultura organizzativa in senso esteso e tutto il sistema di relazioni tra le persone.

    Non è solo importante, è necessario che tutti possano comprendere il cambiamento da attuare e possano assumere un ruolo attivo nel guidarlo.

    Non possiamo farcela da soli, ma se c’è la collaborazione e la volontà di tutta la rete sociale possiamo superare le avversità. Per questo è necessario avere una missione che sia sovra- individuale, in modo da costruire una società migliore e più sostenibile.

    SERVE UN NOI PER SCORGERE L’ORIZZONTE FUTURO

    La situazione drammatica di questo ultimo biennio ci mostra chiaramente la portata della complessità cui oggi assistiamo e l’equilibrio precario in cui ci troviamo.

    Eppure noi vogliamo conoscere e anticipare il nostro futuro e vorremmo poter prevedere ciò che accadrà per calibrare il nostro comportamento nel miglior modo possibile.

    In questo modo possiamo creare progettualità di benessere e inclusione.

    In francese sostenibilità si traduce con il termine “durabilitè”, proprio perché si fa riferimento al compimento di azioni verso il bene comune che siano durevoli nel tempo, che sappiano adattarsi nel modo migliore all’orizzonte futuro.

    Fare previsioni però è complesso. Ci scontriamo con una moltitudine di informazioni il cui sfondo è un clima di ambiguità e di incertezza. Per questo le strategie aziendali sono spesso a breve termine e difficilmente durature.

    LE AZIONI PER UN DOMANI MIGLIORE

    Oggi ancora di più dobbiamo fare in modo che le comunità possano scorgere i loro futuri possibili e raggiungere il domani migliore, inclusivo, pacifico, dove la dignità di una persona non può essere presente a scapito di quella di un’altra.

    Riflettere sul futuro INSIEME è estremamente prezioso.

    Ciò che si realizza effettivamente è profondamente influenzato dagli orizzonti di attesa che coltiviamo. Se per esempio ci aspettiamo che qualcosa andrà male, è probabile che questo accada.

    Avere un NOI è un modo per evitare che queste credenze si auto-avverino, perché le aspettative possono essere integrate e negoziate.

    Se si vogliono produrre azioni che siano durevoli nel tempo non possiamo pensare al futuro guardandolo come un orizzonte lontano, l’oggi deve essere sostenibile.

    Questo significa che la riflessione va estesa a soggetti diversi, di età diverse, poiché possono scorgere orizzonti temporali più o meno vicini.

    Ciò che per una persona più anziana o più adulta appare un futuro lontano o irraggiungibile, per un giovane rappresenta un presente vicino, che condizionerà certamente la sua attuale esistenza, ecco perché acquisisce concretezza e risulta più tangibile.

    La compresenza di più generazioni nel ragionamento sui cambiamenti futuri permette di concretizzare il progetto, estendendo le sue implicazioni.

    Inoltre la scienza stessa ci dimostra che valori inclusivi quali empatia e gentilezza generano un impatto straordinario sulla longevità dei sistemi e sono qualità preziose che consentono ogni giorno di lavorare con successo sui delicati equilibri del mondo esterno.

    Sono un motore per l’accensione di pratiche virtuose che legano a doppio filo il benessere del singolo, quello della collettività e quello del pianeta intero.

    DALL’ “EGOSISTEMA” ALL’ECOSISTEMA

    Molti studiosi oggi ci parlano di sostenibilità e la considerano intrinsecamente legata ad un’autoriflessione sistemica, sui nostri fondamenti culturali e cognitivi. Per sviluppare una teoria sullo sviluppo sostenibile dobbiamo necessariamente focalizzarci sul concetto di società sostenibile in cui il livello di attivazione individuale viene coniugata al livello dell’azione collettiva.

    Facciamo un esempio:

    In un famosissimo Ted Talk intitolato Want to help someone? Shut up and listen! Ernesto Sirolli, economista e politologo italiano, racconta una storia interessante: parla di quando si è recato in Africa tra il 1971 e il 1977, per progetti di collaborazione tecnica al fine di migliorare le condizioni di povertà locale.

    Ogni singolo progetto è fallito.

    Parla della sua prima esperienza, che aveva come scopo quello di insegnare alla popolazione Zambese come coltivare il cibo. Diversi italiani sono arrivati in Zambia per piantare semi in una valle magnifica, vicino ad un fiume, e hanno fatto crescere pomodori e zucchine. Tutto procedeva meravigliosamente e ci si stupiva del fatto che la comunità locale non lo avesse mai fatto prima. Purtroppo una notte 200 ippopotami sono usciti dal fiume, hanno mangiato tutti gli ortaggi e distrutto le coltivazioni.

    Quando gli italiani, sconvolti dal fenomeno, hanno chiesto al popolo africano perché non gli avesse illustrato il problema loro hanno risposto: “perché nessuno ce l’ha chiesto”. Semplicemente è stato implementato un intervento, senza chiedere a chi doveva usufruirne, senza ascoltare e senza alcuna collaborazione.

    Cosa sarebbe successo invece se anche gli Zambesi avessero potuto sedersi al tavolo della discussione?

    In ottica sistemica è fondamentale pensare l’azienda come estremamente legata la concetto di “relazione”, perché si tratta di un sistema dinamico di interazioni, senza le quali è impossibile finalizzare cambiamenti e trasformazioni durevoli.

    Pensiamo questo:
    la parola “economia” deriva dal greco “oikovouia” ed è una composizione di due termini oikos, ovvero dimora, e vouia, amministrazione.

    “Etica” invece, dal greco “ethika” ha come radice “ethos”, che si traduce come “il posto in cui vivere”.

    Infine ecologia significa “studio della casa” perché è composta sempre dal termine oikos e dalla parola “logos”.

    Ecco che anche la fonetica ci suggerisce che non possiamo parlare di economia senza pensare all’etica e all’ecosistema.

    Per il benessere e l’inclusione la radice è comune.

    SIAMO NATI COSÌ, GUARDANDO L’ALTRO PER SCOPRIRE NOI STESSI

    La radice della sostenibilità, la complessità dell’ecosistema, si fondano sull’evidenza che non si può che ragionare pensando a un ”Noi” e scorgendo la fitta rete di relazioni di cui è pregnata la nostra società, in senso esteso.

    La stessa psicologia dello sviluppo umano ci insegna che noi concepiamo noi stessi e distinguiamo la realtà dalla fantasia solo nel momento in cui ci vediamo riconosciuti dall’altro e vediamo che l’altro vede quello che percepiamo anche noi. L’altro quando siamo bambini è come uno specchio, attraverso il quale possiamo cogliere le caratteristiche che ci contraddistinguono.

    È la relazione che ci permette di sviluppare il nostro sè, di conoscere il mondo e di espanderci.

    Prima dell’incontro con l’altro non siamo che un seme, con l’altro germogliamo, possiamo fiorire e aprirci al mondo.

    La vita stessa ci chiede di “essere con”, scoprendo chi siamo e mettendo la nostra peculiarità individuale in rete.

    LA SOCIETÀ SOSTENIBILE ESISTE, RIVOLGIAMO SU DI ESSA LO SGUARDO

    Se analizziamo oggi la nostra società possiamo scorgere chiaramente che stiamo andando già in questa direzione, verso il benessere e l’inclusione. Ognuno di noi vuole contribuire, vuole esprimere la propria opinione e vuole co-creare il futuro.

    I progressi della digitalizzazione hanno contribuito a fornire a tutti la possibilità di dire la propria, di condividere e di raccontarsi, di partecipare attivamente al dibattito sociale.

    Ancora, il nuovo scenario dello smart working, è stato un ulteriore catalizzatore dell’autonomia e della responsabilità di ogni lavoratore, dando il La ad un’organizzazione più flessibile, aperta ed orizzontale.

    Gli studi sull’invecchiamento e sul “Long Life Learning” hanno poi recentemente messo in luce che anche le condizioni fisiche e mentali degli anziani migliorano notevolmente nel momento in cui vengono messi in condizioni di contribuire alla vita pubblica e trovano un’attività virtuosa in cui poter confluire il proprio tempo.

    Infine i clienti dei servizi che la società stessa fornisce hanno ora un ruolo più centrale che mai e compiono scelte fortemente influenzate dall’etica del business, tanto che si parla di “voto con il portafoglio”.

    OLTRE IL FATTURATO

    Secondo le ultime indagini condotte da Accenture su un campione di oltre 30 000 persone, più del 60% dei clienti chiede alle aziende di porre all’attenzione le questioni ambientali ed etiche.

    Le aziende non sono chiamate solo a generare profitto, creare occupazioni e produrre beni, ma è fondamentale che si impegnino davvero per il benessere e l’inclusione comune.

    Questo significa sapersi calare nei panni di tutti gli stakeholders prima di prendere decisioni,

    Significa generare azioni dall’impatto positivo per tutta la comunità e promuovere un ambiente aperto, dove tutte le persone possano mettersi in gioco e far sentire la propria voce.

    Si tratta di ripensare ad un modello economico che metta al centro il valore delle relazioni sociali e consideri i beni “relazionali” in prima battuta, perché l’economia stessa è una “immagine della gente” e di ciò che vive ogni giorno. Occorre mettere al centro del mercato le persone, affinché ci sia reciprocità, senso civico, felicità e gratuità.

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